fra storia e leggenda. i segreti della villa Pallavicini di Bologna.
LEGGENDE E CRONACHE
VILLA PALLAVICINI
IL TESORO. Chi vendette la Villa Pallavicini fu un certo conte Gnudi, già tesoriere di Papa Pio VI, precipitosamente fuggito da Roma dopo essere stato accusato di ruberie ai danni della Santa Sede. Narra la voce popolare che costui, trovandosi a passare per Bologna, ed essendo inseguito dalle guardie pontificie trova modo di acquistare la Villa dai precedenti proprietari allo scopo di occultare nell’ampio parco il frutto delle sue malefatte, consistenti in parecchi sacchi di marenghi d’oro. Nottetempo scavò dunque un pozzo, con l’intenzione di calarvi il favoloso tesoro di cui era in possesso; se nonché, preso dalla foga degli eventi e dal timore di essere scoperto, esagerò’ alquanto nell’andare giù con la pala e il piccone finché non arrivò ad incrociare un cunicolo da cui si sprigionò un soffio d’aria potentissimo che lo ricondusse di colpo in superfície, mezzo intontito per il volo. Poi, mentre ancora non si era ripreso, dovette constatare che lo stesso tesoro, appoggiato da lui sul ciglio dei pozzo, non c’era più, come risucchiato dalle viscere della terra. Cerca cerca, non vi fu verso di trovarlo, cosicché il conte dovette convincersi che quanto gli era accaduto fosse opera del demonio, evidentemente anche lui interessato ad acquisire i beni che erano appartenuti alta Chiesa.
Ad ogni modo, la presenza del diavolo lo rendeva nervoso e gli toglieva il sonno di notte; pensò allora di cedere a sua volta la Villa ai miglior offerente, che fu il marchese Pallavicini. Si ignora quale altra avventura riservasse la sorte al conte Gnudi, sia attraverso quali canali la notizia del furto arrivasse alle orecchie dei Pallavicini e poi di tutti i successivi abitanti della Villa.
Fatto stà che ciascuno di costoro provò, in tempi più o meno remoti ad iniziare con finta noncuranza e adducendo le motivazioni più strane, opere di scavo nel parco ed intorno alla Villa. Ma pare che Belzebù non fosse dispodto a dividere il suo bottino con nessuno giacché dopo poco tempo che qualcuno cominciava a scavare, il suo lavoro veniva bruscamente interrotto da un vento impetuoso che si sprigionava dallo stesso pozzo e che non cessava finché non lo si aveva otturato di nuovo con detriti e pietrisco.
GLI SPIRITI. Come ogni antica abitazione,di un certo rango e di una certa classe, anche la nostra Villa annovera tra i suoi abitanti residenti un certo numero di fantasmi più o meno chiassosi- e rompiscatole che preferiscono le ore notturna per le loro scorribande o per semplici passeggiate in compagnia,durante le quali sono soliti rievocare qualche episodio della vita trascorsa. Testimoni attendibili piu’o meno impressionabili, giurano di essersi imbattuti verso mezzanotte in strani individui lungo i corridoi della Villa e uno adirittura d’essere stato svegliato nottetmpo da uno spirito che voleva fare conversazione.Il protagonista di quest’ultima avventura si e pure preso una botta in testa per essersi sotrtratto sgarbatamente all’invito rívoltogli, adducendo la scusa di doversi alzare presto il mattino dopo.No n poossiamo porre la mano sul fuoco sulla veridicita’ dell’episodio, chi scrive puo pero’ garantire di avere visto il mattino seguente un bernoccolo sulla fronte del testimone. Chi scrive ritiene inoltre che la conversazione proposta dallo spirito ciarliero, e poi anche manesco, avrebbe potuto avere per utile oggetto l’identità dei fantasmi della Villa rimasti tutti anonimi tranne uno, anzi una, di cui si conosce bene la storia.
Si tratta della contessina Sinibaldi la cui famiglia abitava in una Villa ora diroccata, sita a circa un chilometro dalla Villa Pallavicini. Per motivi non chiariti, le due famiglie erano in perpetua lite, ma come succede in questi casi, l’amore sboc ciò galeotto tra la contessina ed un rampollo dei Pallavicini, il marchesino Ranieri. Costui, per incontrare la contessina senza dare nell’occhio, si fece aiutare da due robusti contadini a scavare una galleria sotterranea (ci risiamo con gli scavi) che collegava le due ville, e di cui ancora oggi esiste un breve tratto percorribile senza rimanere asfissiati. Gli incontri tra i due avvenivano a metà strada o per meglio dire a metà cunico¬lo e il, loro amore procedeva senza altri intoppi finché un giorno, babbo Pallavicini, insospettito dalle frequenti e improvvise assenze del figlio, subdoro’ la tresca e scoperse la relazione amorosa. Si arrabbio’ tanto da costringere il figlio a preparare le valigie con destinazione una delle numerose guerre in programma in quei tempi. “Lì – disse – avrebbe trovato modo di coprirsi di gloria piuttosto che starsene a poltrire”.
La contessina seppe queste cose da un servo che bazzicava in entrambe le Ville, ritenendosi per così dire una sorta di libero professionista in servitù. La prese molto male, anche perchè per una donna in quei tempi non esisteva l’alternativa della gloria da conquistare in battaglia come per il suo amoroso, tantochè in poco tempo ne morì. ma dopo morta non si rassegnò lo stesso ed il suo spirito, ripercorse per intero il cunicolo si trasferì nel la villa Pallavicini, dove ancora oggi attende il ritorno del marchesino, o visto che sono passsati più di duecento anni, dello spirito di lui, presumibilmente in alta uniforme e con il qrado di generale.
I TEDESCHI E GLI SPIRITI. Ed ora passiamo alla cronaca più recente. Durante il secondo conflitto mondiale,la Villa fu occupata dai nazisti che ne fecero il 1oro quartier generale per la zona di Bologna. Mal gliene incolse, affrontare tutta una serie di fenomeni paranormali a cui fa riferimento il Tenente Von Spígler nella sua lettera ai genitori in Germania, da noi trovata e tradotta nei brani che noi riteniamo più significativi alla luce degli epidsodi prima trattati.”In tanto – scrive Fon Spigler – non siamo ancora riusciti a costruire un decente rifugio antiaereo, perche’, ogni qualvolta mettiamo mano a scavare una buca si alza un vento potentissimo che ci impedisce di continuare il lavoro. O si chiude il buco o si scatena l’inferno (qui il tenente senza saperlo va moto vicino allo soluzione del caso –n.d.t. ). Di notte poi non c’è verso di chiudere occhio per la presenza continua di strani rumori, specie nelle camere degli ufficiali. E’ come se qualcuno girasse per le stanze alla ricerca di qualcosa che ha perduto (noi sappiano che la contessina Sini baldi non qualcosa ha perduto, ma qualcuno: che rícercava nelle uniformi dei soldati -n.d.t. -) Ad ogni modo, questo e’ un posto dove per venirci ad abitare occorre che non funzionino bene tutte Le rotelle” (qui ci sembra che Vón Spigler colga finalmente il segno ed enunci una teoria che i fatti dimostreranno quanto mai veritieri n.d.t. ,).